domenica 23 dicembre 2007

Antonio Caterina


(Lo sguardo e la presenza, Sintra, foto di Annelisa Addolorato 2007)









Un commento

L’ISTRUITA PARVENZA


Quando l’istruita parvenza si mescola
con l’indecenza altrui, distogliamo gli
sguardi, i pensieri, e professiamoci liberi
utenti di un mondo libero, proteso verso nuovi
orizzonti e mete da raggiungere solo con l’esperienza
degli anni e di sacrifici.

Campobasso, 30\10\2007

giovedì 29 novembre 2007

Nomadi movimenti. Alcuni dei prossimi appuntamenti


(A janela, Lisboa 2007, Foto di Annelisa Addolorato Bertuzzi)

Alcuni appuntamenti del ciclo itinerante a cura di Annelisa Addolorato
IL VIAGGIO È… INIZIATO!
Viaggi iniziatici tra poesia, cinema e videopoesia


2008

*NOMADI MONDI ALLA CASA DELLA POESIA DI MILANO – PALAZZINA LIBERTY

Martedì 26 febbraio

(L’Atalante, Jean Vigo)
Lettura poetica di Annelisa Addolorato
con musica dal vivo: Gabriel Valpassos, chitarra flamenca;
Stefano Raimondi
Alberto Pellegatta



Giovedì 27 marzo

Lettura poetica di Alessandro Broggi (Nouvelle Vague, Godard)
Luisa Pianzola e Alberto Mori (Bíos, videopoesia)




NOMADI MONDI ALLA SCHEGGIA

mercoledì 23 gennaio
mercoledì 27 febbraio
mercoledì 26 marzo
mercoledì 23 aprile

Alessandro Broggi



Poesie



ARGOMENTI

un buon concorso di cause
nelle intenzioni e se anche fosse
è solo una semplice opinione
che allo stato non sussiste

-

date certe condizioni
non ti sai esprimere molto bene
oppure adesso in tutto e per tutto
è soltanto un’impressione

-

certo a volte ci si riesce
naturalmente picchi emotivi
si spiegano alcune implicazioni
si ricorre ad argomenti

-

grazie no non basta
è una questione di sorta
per ora o come si dice
in condizioni normali

-

il tempo degli avvenimenti
è ancora del tutto provvisorio
secondo un gusto più aggiornato
a reggersi sulle conseguenze

-

facciamo poche eccezioni
il seguito non è interessante
si riduce a faccenda privata
magari c’entra il cinismo

-

se non altro un repertorio
e lo scopo sarebbe raggiunto
i fatti sono quelli che sono
soprattutto alla distanza

-

va bene come niente fosse
ogni inezia rimane in testa
in modo altrettanto credibile
degna di nota in generale

-

come quando si chiede
ozio in misura crescente
qualche cliché conosciuto
un plagio della norma

[Serie di quartine pubblicata per Questioni e generazioni: alcuni autori nati negli anni 1968-77. Parte prima: corpo, gelo, tempo, oggetti, a cura di Marco Giovenale, in: Poesia n. 202, febbraio 2006]


Bio-bibliografia

Raccolte di poesia: apprendistato (eos edizioni, 2000), inezie (Lietocolle, 2002); Prosa: Quaderni aperti (pubblicato nel IX quaderno di poesia italiana di marcos y marcos, a cura di F. Buffoni, con prefazione di U. Fiori, 2007). Antologie: Verso i bit. Poesia e computer (Lietocolle, 2005), Il presente della poesia italiana (Lietocolle, 2006), L’esperienza-divenire delle arti (Fondazione Baruchello, 2006). Curatele: Il segreto delle fragole (Lietocolle, 2003, con C. Dentali e nota di M. Cucchi). Testi o recensioni in riviste, blog e siti web in Almanacco del ramo d’oro, Atelier, Il segnale, La clessidra, La mosca di Milano, Poesia, The black economy, Absolute Poetry, Dissidenze, Liberinversi, Microcritica, Nabanassar, Nazione indiana, Poesia da fare, Per una critica futura. Dal 2004 è direttore della testata culturale on-line L’ulisse, dal 2006 redattore del blog interenzionale di scrittura di ricerca www.gammm.org e dal 2007 collaboratore del Journal of italian translation (Brooklyn College).


Poetica

Credo che il linguaggio debba essere fondamentalmente specifico. Se è generico è improprio e diventa pura compiacenza, diventa illegittimo. Questo vale per qualsiasi tipo di linguaggio in qualsiasi contesto. Vorrei scrivere come un architetto fa disegni e progetti che poi passano al capomastro e al posaferri. Con la precisione e l’attenzione di chi impartisce istruzioni per una realizzazione ben definita. Credo in una poesia e in una scrittura antiletteraria, non plusvaloriale, che non si pensa come soluzione ma come “sintomo”, che non recita ma si mette a nudo. Più in generale, ritengo che dipingere “paesaggi bucolici” non rappresenti più la nostra realtà, che illustrare situazioni d’evasione, della fantasia o della memoria, significhi oggi assumere una posizione nostalgica e politicamente marginale.


'Afinidades'

Gherardo Bortolotti
Marco Giovenale
Massimo Sannelli
Michele Zaffarano
Andrea Inglese
Nanni Balestrini
Giampiero Neri
Maurizio Cucchi
Aldo Nove
Nelo Risi


Menzionato da

Umberto Fiori
Franco Buffoni

Annelisa Addolorato Bertuzzi















(Foto di Annelisa Addolorato)


Ideatrice della versione italiana di AFINIDADESAFECTIVAS/ELECTIVAS


Poesie


Rebus

Appare la parola
che emana enigmi dalla bocca

Pulendo i misteri
con l’acqua del desiderio,
rimangono linee di sorriso

Dalla soffitta al mare, fino al palazzo dell’eroe

Il cammino che gli toccó in sorte
è di roccía,
Sabbia e cambiamenti di pietra preziosa

Ago che ricama il silenzio
E non fa male - E non fa male
Il cielo non crolla piu’

Là si trova il seme
In un oceano che rifluisce
tra ragnatele di colore cangiante
e luci di albe future

Il sorriso che doma le onde
Tra molinelli
e vortici incrociati
Tremando

Il passo fermo di una passione inflessibile
Le braccia incrociate - Lo sguardo chiuso

E s’intravede un fiume senza salti
che corre - calmo - dentro di lui

Impenetrabile e dura perfezione

La chiaroveggenza è un dono
non sempre facile da portare:
come un vestito troppo elegante,
si sgualcisce, irrimediabilmente,
e tra sue pieghe
- difficili da tendere -
si affacciano gli imprevisti

E non c’è alcuna ferita, in questo nuovo mondo
senza riposo,
senza scendere dall’altalena
Palpita la pioggia in silenzio fertile.


Acertijo

Aparece la palabra
que suelta enigmas por la boca

Limpiando los misterios
con el agua del deseo
quedan líneas de sonrisa

Del solar al mar, hacia el palacio del héroe

El camino que le tocó en suerte tiene roca,
arena y cambios de piedra preciosa.

Aguja que borda el silencio
Y no duele - Y no duele
Ya no colapsa el cielo

Allí está la semilla
En un océano que fluye
entre telarañas de color cambiante
y luces de albas venideras

La sonrisa que somete las olas
entre remolinos
y vorágines entrecruzadas
Estremeciéndose

El paso firme de una pasión inflexible
Los brazos cruzados - La mirada cerrada

Y se vislumbra un río sin saltos
que corre - calmo - dentro de él

Impenetrable y dura perfección

La clarividencia es un don
no siempre fácil de llevar:
como un traje demasiado elegante,
se arruga, irremediablemente,
y entre sus pliegues
- difíciles de tender -
acechan imprevistos.

Y no hay herida, en este nuevo mundo
sin descanso,
sin bajar del columpio

Late la lluvia en silencio fértil.


Dalla silloge inedita En el signo de Yemayá
Poesia bilingue pubblicata nell'antologia Agua, símbolo, poesía (antologia (Ed. Slovento/Café Libertad8, Madrid 2006).

*

Barche rosse

“But our lot crawls between dry ribs
To keep our metaphysics warm.” (T.S. Eliot)


Riconoscere
il tempo spostato
non è da tutti

perché
nuotiamo
nei suoi filtri
di pece

e ci perdiamo
nelle sue ferite
meccaniche

sentieri
impervi e
coltri di fumo

La fretta meschina e
il vento del successo

- Ma ascoltare
non è mai
mancanza d’amore -

Devo ripetere
e ripercorrere
ogni parola

prima di dimenticarla del tutto

E con essa
la fragranza
del canto
lento

Coordinare
tutte le frontiere
perché si sciolgano
contemporaneamente.



Barcos rojos

Casi nadie
reconoce
el tiempo
desplazado

pues nadamos
en sus filtros
en la pez

y nos perdemos
en su heridas
mecánicas

vericuetos
senderos y
cobijas de humo

La prisa mezquina
y la brisa del éxito

- Mas escuchar
nunca es
falta de amor -

Hay que repetir
y recorrer
cada palabra

antes de que se me olvide del todo

Y con ella
la fragancia
del canto
lento

Coordinar
toda frontera
para que se derrita
a la vez.


(Poesia bilingue pubblicata in La voz y la escritura, Sial-Ateneo de Madrid, Madrid 2006. Dalla silloge inedita Salto doble)

Bio-bibliografia
Vedi in 'profilo'

Poetica
I
Il filo del pensiero e del respiro che si incontrano. Si frequentano senza fine diverso dall'emissione della voce, della traccia umana e mutante. Anche sulla carta, o intagliato nella nebbia, respiro che prende forma sulla sabbia, nel silicio, sugli schermi, negli intersizi rugiadosi e nei solchi dei pixels. Sinapsi del messaggio che plasma il messaggero.

II
Si scolpiscono strada facendo, una nell’altra, una dietro l’altra, una sull’altra. Parole che rotolano via o si accasciano al suolo dopo una corsa evanescente, lasciando orme sul soffitto in movimento. Rimangono incastrate sugli schermi e negli specchi, oppure tra le sinapsi del tempo. Il tempio dei nostri muscoli le ascolta e a volte tenta di dimenticarle, come scolorite sindromi dell’attimo. E invece sgorgano dalla memoria. Detriti pre-post-infra-umani e letture di ogni tipo, era e formato le nutrono. Si inerpicano sui rami multidimensionali del foglio-mondo. Accogliamo le loro evoluzioni come doni trasparenti di un essere finalmente evoluto al punto da riconoscere la propria identità nel gioco comunitario: “Bisbigliate e gridate, nel nome della poesia!”. Inconfessata preghiera, concessione dell’essere presente a se stesso. Chiara goccia. Iride e scommessa sempre vinta, nel gesto di articolare il suono. “HpO2eSiAaAHHH”.


'Afinidades'-Lavori in corso...
Franco Buffoni
Massimo Gezzi
Patrizia Valduga
Maurizio Cucchi
Tiziana Cera
...

Alberto Pellegatta


(Foto di Antonio Riccio)


Quattro poesie

Da La salute (dal 1996 al 2004)



Non vede neanche bene fino in fondo,
nei viali più profondi del cervello
ma c’è questo sudore bianco in superficie
il muco le infezioni i ripostigli.
E l’eccessiva intimità che ha con se stesso.

*

Dal rosso al viola, al verde che rivela
il buio e riproduce messaggi viscosi.
Sotto c’è una schiuma
che muove i flussi senza senso.
Una musica liquefatta.
Relazioni e merende con soggetti
impredicati.
Sento in ogni cosa una perdita
mentre le spiagge si squagliano.

*

Si abbandona, senza peso né anima
all’acqua acrilica.
Fa il morto, mentre lo sfondo
ignora carpe e gatti, si sgonfia
e queste sponde inalano
un paesaggio di ossido e stelle

(dalla piscina al bosco, alla camera da letto, amore)

Così affonda nel corpo naturale
e il verde gli entra in circolo,
scivoloso e segreto.
Le scale sforano nel prato musicale
e il sole non serve più a niente.
Il canto, inquieto, segue una grammatica
primitiva, vegetale.

Questo progetto non prevede viali
né quadranti, né metropolitane
ma orizzonti allergici e luci elastiche.

*

Vedo dure campate di pietra
da questo schermo d’ingegno.
Sono le due direzioni
del corpo, elaborate e eventuali.
Salivano da una curva a dieci metri
dall’acqua, ferme all’albero vincolato
e ultramorto. I circuiti di siepi,
il grande salone del mondo e la veranda,
il posto delle seghe nella torre.

Negli anni sessanta è stata una casa
di cura, un posto imbiancato nel verde,
un acquario tiepido. I mobili non so,
sono spariti; le palafitte nel lago, per difendersi
e resistere, a noi non sono servite.
Ciò che rimane scende nel parco e nei vincoli
condominiali, insieme ai miei gattopardi.


Bio-bibliografia

Alberto Pellegatta è nato a Milano nel 1978. Si è laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Milano. Nel 1999 ha ottenuto una borsa di studio presso l’Università di Barcellona (Spagna). Sue poesie sono state pubblicate su riviste (Lo Specchio della Stampa, Le nostre ragioni, Il ramo d’oro, Pordenonelegge, Nuovi Argomenti, La clessidra ecc.) e inserite nell’antologia di Mario Santagostini I poeti di vent’anni (Stampa, Varese 2000). È autore della raccolta in versi Mattinata larga (Lietocolle, Faloppio 2002). Ha vinto il Premio Nazionale di Poesia Città di Meda 2002 e il Premio Amici di Milano 2002. È stato antologizzato per Mondadori nella Nuovissima poesia italiana a cura di Cucchi e Riccardi. Recentemente ha vinto il Premio biennale Cetonaverde Poesia. Traduce dallo spagnolo e scrive d’arte. Collabora come critico a Gazzetta di Parma, Almanacco dello Specchio, Nuovi Argomenti, Caffè Michelangiolo, La Provincia, Juliet Art e Almanacco del Ramo d’Oro.


Poetica

Il clima lombardo ha sicuramente influito sulle prime letture di poesia contemporanea, ma ho sempre percorso una linea autonoma. Ho lavorato sul linguaggio perché intuivo che non potesse più rovesciarsi sulla realtà, sul parlato, sul quotidiano. La lingua che è stata genuina nel dopoguerra è oggi un prodotto pret-a-porter, è una lingua tampone. La poesia dovrebbe puntare distinguersi, differenziarsi, essere sì onesta, ma anche nobile, nei modi e nei timbri di una pronuncia plausibile e rilassata. Non ne possiamo più della querelle tra forma chiusa e forma aperta: è il pensiero che deve essere aperto, anzi, divaricato. Siamo stanchi della poesia che non dice niente, dei vuoti gingilli dell'estetica e dell'ideologia, cerchiamo di nuovo il guizzo, l'ingegno, le idee.


'Afinidades'

Andrea Zanzotto
Milo De Angelis
Silvia Caratti
Massimo Dagnino


Menzionato da

Maurizio Cucchi
Mario Santagostini
Antonio Riccardi

mercoledì 28 novembre 2007

Stefano Raimondi



(Foto di Michela Alpi)


Poesie


DAL LIBRO DI INGEBORG


*

Un tatuaggio a guerra macchia
il trapuntare del sole anche negli asili
sparsi, nel sangue dei paesaggi.

Non si hanno più, qui, visioni vere
veri palinsesti arborescenti e sani
cancellati al di là del fumo
dallo scoppio, dalla muffa
che ondeggia negli occhi
dall’umido che cola
dalle pupille. La tua
parola usa il ticchettio
insistente delle mine.

Si appoggiano le vene sopra i tagli
i muri sulle crepe.





*



Il mondo è delle cantine
dei rifugi. Siamo noi
le falde fonde, ultime dell’acqua.

Ormai ti riconosco dal vento
dalla luce, dalla strettoia
della metropolitana, dagli spostamenti
dalla paura che fai quando ti fermi
quando arrivi, quando vieni
da quelli che hai lasciato, quando
torni dal posto che hai distrutto
rovinato.

L’onda lunga degli uccelli non è più
tra la finestra e il balcone: nei giardini.
Tutto il cielo ne è vuoto e ne parla.

Passerai altrove in una notte
insieme ai brutti sogni, tra un arcobaleno
e l’altro che non serve, rivolto tutto
ai ciechi che si cercano, si tastano
che si schiacciano i colori
in fondo agli occhi, per tremare.

*

Saltare, vedersi, tenersi ancorati
ai fossi, ai buchi, alle scappatoie, fare
delle tane un riparo, dei grattaceli caduti
delle capanne, dove respirare tutti dove
intonare un canto solo che basti al fiato
spoglio degli abbracci: agli occhi
curvi delle speranze da chiarire.






[Da una città d’acqua: tragedia di Lampedusa, autunno 2003]

*
“Finita, è finita, sta per finire, sta forse per finire. I chicchi si aggiungono ai chicchi a uno a uno, e un giorno, all’improvviso, c’è il mucchio, un piccolo mucchio, l’impossibile mucchio. Non possono più punirmi.”

[Samuel Beckett – Finale di partita]


“L’orizzonte era sempre uguale
e avevamo paura”:
la deriva dei cuori sbranati
clandestini. Si fanno dei sogni
che dicono già tutto, cose
che sembrano sogni e invece...

Le città restano lontane: immense.

“Ho buttato in mare i miei figli
freddi da due giorni ormai.
Sbarcare così non serve, ora
che non porto niente, rubato
come sono, tolto, spento
a poco a poco come i miei figli
gonfi, bianchi, cresciuti dai fondali:
boe disperate, inutili e leggere”.



(per una brevissima poetica istantanea)

La poesia è la più matura forma d’immaturità. In sua compagnia si sta ancora nello stupore della nascita delle parole, nella fantasia illogica della sintassi, nell’esaltazione coraggiosa dei primi tentativi fonetici – quelli del farsi capire- nel luogo magico e desolato della lingua imparata per la prima volta.
Mediante la POESIA si osa, si va per tentativi ritmici che diventano, progressivamente, i segnavia per altre parole. Più si osa, più il linguaggio viene esposto a nuove sollecitazioni linguistiche, trasformandosi in un laboratorio, più che di parole, di idee, già carico di una visibilità audace e generosa. È con la poesia che si crede all’incredibile e all’impossibile che ci circonda, che ci fa chiari anche vicino al buio, vicino ai disastri.
Inoltre è da chiarire che la parola poetica è una parola politica, nata dalla necessità dell’evidenza che si dipana per respiro e necessità e mai politicamente. Dove c’è il potere, qualunque esso sia, la poesia scompare, mettendo in allerta l’autentico.


Nota bio-bibliografica

Stefano Raimondi (Milano, 1964), laureato in Filosofia. Sue poesie sono apparse nell’Almanacco dello Specchio (Mondadori, 2006). Ha pubblicato Invernale (Lietocolle, 1999); Una lettura d’anni , in Poesia Contemporanea. Settimo quaderno italiano (Marcos y Marcos, 2001); La città dell’orto, (Casagrande, 2002); Il mare dietro l’autostrada (Lietocolle, 2005); È inoltre autore di: La ‘Frontiera’ di Vittorio Sereni. Una vicenda poetica (1935-1941), (Unicopli, 2000), Il male del reticolato. Lo sguardo estremo nella poesia di Vittorio Sereni e René Char, (CUEM, 2007) e curatore del volume Poesia @ Luoghi Esposizioni Connessioni, (CUEM, 2002). È tra i fondatori della rivista di filosofia “Materiali di estetica”.




Luisa Pianzola









Poesie

*

I pensieri si facevano enormi, distesi, ma più si camminava più le gambe
si appiattivano sull’asfalto e i piedi prendevano misure sottili, ridicole
al cospetto dei giganti di viale Sarca. Quando eravamo quasi pulci,
con pensieri rotti dal gran dilatarsi, un attimo prima di dissolverci arrivammo da Marina «che era più grande e non lo sapevamo». Il vero gigante spaccapensieri ci aspettava nell’hangar altissimo più del duomo
e buio come la notte all’ora dei corrieri in pieno giorno. Si poteva toccare
la vastità? Niente somigliava a quel dolore dilatato, nemmeno il video
di sette metri per trenta. Che terrore, sulla pancia di Marina, che sfinimento, «scorderai presto questa grandezza, ma dalle un posto ora, tienila dietro il cancello, dai un nome a questo muro liscio.»

Siamo di nuovo sulla strada. Lei portando gli occhiali leggeva.
Si sentiva il respiro del gigante - la vecchia Breda - e Marina,
o la sua presenza, che lo ammansiva.

(Pubblicata su “Specchio”, 22.04.06. Ispirata alla mostra Balkan Epic, Marina Abramovic, Hangar Bicocca, Milano 2006.)

*

Si vive meglio nel fallimento oscuro, nella caritatevole assenza di illusioni che mette quel sentore sapido tra i denti e la lingua. Da questa posizione, guardando in su, il cielo è un fondo incatramato che ripara, schiaccia verso il basso, insacca nell’ombra. E lì il respiro insiste, la catena massacrante scivola leggera sulle scapole che non sembra vero. Non conviene salire
di grado, non pare bello disseppellire il capo con un colpo astuto della nuca.

*

Nei giardini condominiali vado di sera, fingo di passeggiare con il cane
e mi sorbisco manfrine famigliari, rumori di cose spostate, tapparelle abbassate. Luci in sequenza dalle finestre degli appartamenti.
A volte si sente lo scatto elettrico di un cancello, poi un ragazzo salta
giù dalle scale comuni. Mi piace saperli a tavola, o in soggiorno,
lei che va dove non sa lui, un figlio che gioca sul letto.

(Inedito)

*

Ero un cane in fin di vita.
Ero un cane in un cortile in fin di vita
ma poi venivano le rondini i guardiani
e il cane che ero non moriva

salvavo invece una legione di formiche
(è successo che io, cane che ero, dormivo
e col corpo pesante spiumato sollevato
in un punto proteggevo un nido sotto me
turrito, interrato per poco)

da allora il cane che sono non si muove,
avanza al massimo qualche decimetro sulla
ghiaia. E mi han fatto salvatore, un moribondo
salvatore salvato. E ho terra tutt’attorno,
e campi da guardare.

(da La scena era questa, LietoColle, 2006)


Bio-bibliografia

Luisa Pianzola (Tortona 1960), laureata in storia dell’arte contemporanea, giornalista pubblicista. Dopo i saggi di architettura Alberto Sartoris, da Torino all’Europa (Alberto Greco Editore, Milano 1990) e Prima del Progetto, disegni della formazione di Alberto Sartoris (Sapiens, Milano 1993), ha pubblicato le raccolte di poesia Sul Caramba (Sapiens, Milano 1992), Corpo di G. (LietoColle, Faloppio 2003, prefazione di Maurizio Cucchi), La scena era questa (LietoColle, Faloppio 2006, prefazione di Gianni Turchetta). Cocuratrice dell’edizione 2006 de Il Segreto delle Fragole (LietoColle), sue poesie sono apparse in riviste, antologie e siti di poesia online. È coautrice, con Alberto Mori, del video di suoni, parole e immagini Bíos. Sta lavorando a un nuovo libro di poesia.


Poetica

Si lavora di lima e scalpello per dare forma a scenari sotterranei, mondi paralleli. Che poi, quando si è fortunati, appaiono come lampi di una razionalità superiore (una specie di bizzarra preveggenza, un vederci improvvisamente chiaro).
Nel tempo, ho trasformato la passione per le arti figurative in un progressivo atteggiamento aniconico nei confronti della realtà (credo, per intima reazione al surplus visivo contemporaneo, di origine mediatica, che tende a depotenziare sia il segno che la parola).
È ancora grande l’amore per l’arte, ma lo strumento nudo del linguaggio, con le sue straordinarie capacità di contaminazione e risonanza, mi sembra una sfida più grande.
Con la poesia ci si muove in profondità, come sommozzatori, per riemergere con cristalli leggeri e taglienti che parrebbero non conoscere che la superficie.
Poesia è il centro, è cercare di tenersi legati a un centro.


‘Afinidades’

Milo De Angelis
Vivian Lamarque
Stefano Raimondi
Stefano Massari
Mario Santagostini
Mark Strand
Anna Toscano


Menzionata su questo sito da


Stefano Raimondi

Mario Fresa

Tre poesie inedite

Lo sguardo si diluisce adesso nelle palpebre sospese
oltre i rumori oscuri, nell’abbraccio
del vento ricaduto
nelle bocche dei cespugli:

qui si ascoltano tremare le variabili dita dei canneti
nei favolosi ingressi dell’udito

«Ma come sganciarsi da questa larga trama
cucita a moscacieca,
come uscire dalle crepe sfavillanti di sale,
scavalcare le mura della notte?»

*

Il movente di scrivere: cingere le palpebre
in un vero accecamento. Polvere e sdegno.
Rompevi, dissennato, le tracce rimaste
della camicia aperta.
Così strappavi come biglietti i fiori curvi
ma in un celeste
sorriso tu m’invitavi.

*

Il freddo scivola spezzando la tua luce risplendente
fra le porte della casa
e il tremolare
della ferita dolce poi riluce sulle mani,
sopra i lampi della neve che misurano
i tuoi passi: ci siamo riparati nei mantelli
come in docili gusci respiranti;
e proprio qui si riconosce
l’implorante luce notturna
che chiama per amore e prova nuove voci
per abbracciare il fuoco
del sudario, l’alto sospiro della memoria;
e ancora è viva questa mano che germina sottile
e che richiede un morbido risveglio,

una bendata resistenza.


Nota bio-bibliografica

Mario Fresa è nato nel 1973. Ha pubblicato due raccolte poetiche: Liaison (prefazione di Maurizio Cucchi, 2002, Premio Giuseppe Giusti Opera Prima) e L’uomo che sogna (2004, Premio Capoverso Città di Bisignano per l’inedito). Sue poesie sono uscite su «Paragone», «Gradiva», «Semicerchio», «La clessidra», «Il Monte Analogo», «Le Voci della luna», «Caffè Michelangiolo», «Specchio della Stampa», «Capoverso», «Erba d’Arno», «L’area di Broca», «Il Banco di Lettura», «L’Ortica», «Secondo Tempo» e «Vico Acitillo 124». Collabora come critico alle riviste «Caffè Michelangiolo», «Gradiva», «La Mosca di Milano», «Palazzo Sanvitale», «InOltre», «Capoverso». È presente in varie antologie, tra cui Nuovissima poesia italiana, a cura di Maurizio Cucchi e Antonio Riccardi (Mondadori, 2004).


Poetica

La poesia è sempre, indubbiamente, intestimoniabile; dunque irriferibile, non mai riconducibile al limite di un esterno insegnamento. L’unica via per accogliere il dono dell’apparizione poetica dovrebbe esssere: concentrare l’attenzione (la “tecnica”, la volontà) e poi essere scoperti da una mancanza; cadere nell’interdizione di un difetto e lì tacere; e lì ascoltare. Bisogna lottare contro il proprio disperato confine: ed è allora che le parole assumono «a volte un contegno più che irrispettoso» (Amelia Rosselli). Che significa ciò? Vuol dire stabilire l’incontrastata felicità di un preciso itinerario e cancellarlo, per amore del disinteresse; per amore dell’amore. Se si volesse davvero vivere la scrittura poetica bisognerebbe, insomma, parlare al buio; riformulare il senso della falsa “utilità” della parola e sganciare ogni frase ogni verso ogni suono dalla volgare prospettiva privata, liberando la poesia del peso consolatorio-ricompositivo dei molti poeti-diaristi che siamo abituati a leggere: poiché essi, quasi sempre, sono sùbito pronti a confondere la loro personale visione con una urgente e universale necessità; ma è l’io piccino, sciagurato, che parla in loro: e parla volendo esserci, sempre; volendo far rumore col proprio peso. L’attenzione “mancata” di un poeta, invece, chiede l’opposto: vuole l’immensa ferita di una luce che si spegne d’improvviso; desidera, insomma, far tremare l’orizzontale sicurezza del percorso e sbriciolare ogni egoistico e vanitoso sentimento, mostrando l’accadere di un comune sentire, un vero stordimento che dà gioia e sconcerto a chi, per ventura, provi, insieme con lui, la medesima esperienza.


‘Afinidades’

Maurizio Cucchi
Tiziano Salari


Menzionato da

Maurizio Cucchi
Antonio Riccardi

Natalia Cantamessa




Poesie




Sere d’inverno

Cristalli di tempo donati dal cuore profondo
della vita
Piccoli tesori di oro e diamanti
incastonati nel buio della sera
che brillano
e illuminano
l’oscurità del silenzio


Mistero

Guardo attraverso lo spessore vitreo
del mio mondo
Sento arrivare da lontano
il rumore di
una folla scalpitante
Vedo in lontananza
una luce astrale:
il mistero della mia anima


La strada

Piccoli uomini
che camminano nella notte
sotto la luna
Cercano la vita
disperatamente
e cercano coraggiosi
il sentiero di se stessi


Cammino al buio

Cammino al buio
ogni tanto una luce rischiara la strada,
mi chiedo
come svegliandomi da un sogno
dove mi trovo
e so
che solo pochi momenti di chiaro
e lunghe ore senza luce
mi portano misteriosamente
al centro di me stessa


Attraversando

Anche tu come me
Amica mia
La tua schiena di colpo attraversata dalla scossa elettrica
Ascendente bruciante
E inarrestabile
della vita


Bio-bibliografia

Natalia Cantamessa (Alessandria, 1971), laureata in Filosofia, indirizzo Estetica, con una tesi su intuizione e pensiero di Henry Bergson. Ha collaborato con Edizioni Mimesis, attualmente lavora come editor per Politecnico di Milano. Al momento non ha pubblicazioni.


Poetica

Poesia è un diapason che registra in modo profondo i cambiamenti, le variazioni
dell’anima. Le parole sono una conseguenza di questo “colpo di sonda bergsoniano”
che arriva come d’improvviso a colpire e catturare qualcosa di sé che se anche
minimo, può essere prezioso e non riproducibile. Le parole quindi arrivano dopo
questo primo momento, sono la forma, la riproduzione il più possibile ravvicinata di
una sostanza profonda, e come tali si adattano, plasmano su di essa.


'Afinidades'

Maria Luisa Spaziani

Giuseppe Negro




















Poesie

ORA

“Ora che siamo giunti a questo punto...”
pensammo, e nella circostanza
non poteva trattarsi d’ironia,
“ora che siamo giunti a questo punto...”
(strade rosse davanti,
alle spalle incollati trapezi
di cieli provvisori)
“ora che siamo giunti a questo punto...”
- ma quale? dove?
perché é così indecisa ora la notte,
ora, che siamo giunti a questo punto...?


SIMPATIA

Gli alberi hanno lunghe membra
articolate mani, dita adunche,
resinose, pungenti. Ogni giorno
li abbraccia fino a farsi male,
ne spreme la linfa, se ne nutre
senza saziarsi mai. A primavera
stacca dai rami qualche fiore,
lo annusa nei suoi incubi, al mattino
lo ritrova appassito.
Intanto sulla sua pelle nascono
scaglie di corteccia, ne ritrova
frammenti fra le lenzuola azzurre
- alle orecchie si appende
a pendaglio un rametto di vischio.


DISCORSO SULLA VERITÀ

Raccontare (ora, che pur inclinando
la notte tarda l'alba), raccontare
di viaggi, rotte nautiche, polene
prostrate allo sciacquio,
raccontare - ma a chi, se la taverna
s'è di colpo svuotata? - Allora tace,
trae dalla sacca la sua merce,
la dispone in ordine alfabetico:
la conchiglia, i coralli variopinti,
i sassi colorati. Una domanda
(la verità?) sta sospesa a mezz'aria
- ma qui non c'è più nessuno, non vedi?
qui non c'è più nessuno...



A TIAGO CHE TRADUCE

Caedes: stragi, traduci; e certamente
né Tacito né Cesare potrebbero
dirsi scontenti. Eppure
troppo sottrai alla parola tetra
- nomi atterriti, elenchi smisurati
di carne ed anima, macerie
frantumate di sogni e di esistenze.
Noi, vedi, che passammo sul Calvario
di Milano, di Brescia e di Bologna,
non sappiamo tradurre
con il cuore leggero: sopra il foglio
una traccia si trascina alla parola,
rossa, maligna, sanguina
tra le nostre dita, ci addolora
più che di atroce morte, di silenzio.


DEMOCRAZIA (a Fadhil Ukrufi)

Il vostro dono? Sì… ci raggiunse
inatteso, inaudito,
nel pomeriggio di cicale luminose
all’ombra profumata sotto il glicine,
accanto alla paulonia stellata
- e i versi di Sayyab, mai tanto dolci,
inutili.

Il vostro dono, dunque…
lampo improvviso, rombo
asserragliato su di noi,
e poi Virgilio alla pagina seguente
“timeo Danaos ac dona ferentes”.


ULTIMA CORSA SERALE DEL BATTELLIERE

È tardi, è tardi… Le porte da chiudere,
le luci da spegnere, fredde.
Sul ponte - alla rinfusa -
il bicchiere di plastica,
il giornale, l’odore di macchina,
il cane dallo sguardo affascinato
che abbaiava alle onde,
gli abbracci prolungati,
il bacio che la ragazza ebbe quella sera
acida e luminosa
- lo stesso mistero di quando
a scuola il maestro narrava
di Caronte e dell’obolo, e taceva
del fatto che è mestiere più difficile
traghettare le anime dei vivi.


Nota bio-bibliografica

Giuseppe Negro è nato a San Giorgio Monferrato (AL) il 29 aprile 1951; laureato all’Università di Pavia, vive tra Cittiglio (VA) e Druogno (VB). Ha insegnato per oltre vent’anni nelle scuole del Canton Ticino ed è attualmente ricercatore di storia. Sei sue poesie sono apparse su “L’autore”, n. 6, Firenze 1989.


Poetica

La quotidianità, in ogni momento, ci rimanda ad una trama di relazioni che è spesso sfuggente e che la poesia, col suo sguardo curioso, ci restituisce nella forma di piccola meraviglia. Il tutto senza rinunciare alla lezione della tradizione, recuperando - oltre gli sperimentalismi - la funzione ritmica e pittorica della parola, e senza rinchiudersi nella gabbia dorata del privato.


‘Afinidades’
Roberto Pazzi
Umberto Piersanti
Filippo Finardi
Fabio Pusterla

Gherardo Bortolotti




Poesie

Tracce

443. quasi del tutto inconsapevoli della situazione.

627. comunità tematiche istituite su pregiudizi verso determinati locali.

567. disponibilità di tempo e di risorse per acquistare beni e servizi irrilevanti.

251. regioni non comunicanti del giorno d’oggi.

322. mi sveglio, all’orizzonte dei media, spiaggiato sulla normalità meno apparente e significativa.

141. terreni emotivi lamellari e farraginosi.

659. spostamenti attraverso l’hinterland.

418. specializzandosi in una cittadinanza basata sull’acquisto e sull’espressione di opinioni circa la programmazione televisiva.

183. intoppi ricorsivi nei processi verbali.

442. la natura erratica della gioia.

175. un’originaria complicità con il mondo, su cui ti basi per dire che hai capito,
smentita sistematicamente.

644. e poi l’amore e qualche offerta speciale.

329. la sovranità limitata delle mie idee sul mondo.

550. città del futuro.

562. la tua vita, nell’interpretazione della distribuzione al dettaglio, degli
uffici di marketing dell’industria dell’abbigliamento, degli acquisti di vestiario per l’inverno che arriva.

520. educato alle asprezze del margine, del poco potere sul mondo, del poco valore dei pareri che espongo.

167. nelle terre straniere della tua scelta.

428. le mie avventure nelle terre delle tecniche di basso livello.

280. calibrazione degli indici di fama.

334. disposizione delle merci negli scaffali del supermercato, secondo schemi che ne
assecondano l’acquisto.

199. incontrando la cultura al momento del consumo.

119. la dotazione documentaria del mio ricordo, bloccata in alte percentuali negli scaffali, esclusa dalla circolazione.

437. proiezioni incontrollate, estrapolate da mattini particolarmente fortunati.

126. contesti facilmente accessibili alle masse.

637. ricapitolazione continua dei centri di costo.

500. nella misura dello stretto necessario.

287. l’orizzonte della socialdemocrazia, l’effetto ottico dell’abbondanza delle merci.

390. rilasciando interviste sulle proprie opinioni e sulle proprie idee sbagliate.

404. territori suburbani attraversati da persone con contratti a progetto, di collaborazione coordinata e continuativa, a ritenuta d’acconto.

375. opinioni espresse in circostanze favorevoli.

176. una progressiva accumulazione di tecniche, che trova sfogo in suonerie di cellulari, in visori notturni per gli incursori nei quartieri in rivolta, in modificazioni nel genoma di un frutto, implementati per ottenere la proprietà della specie.


Nota bio-bibliografica

Gherardo Bortolotti è nato nel 1972, a Brescia. Ha pubblicato testi e traduzioni in rete (www.wordforword.info, www.cepollaro.splinder.it, www.nazioneindiana.com, www.lietocolle.it/ulisse, lapoesiaelospirito.wordpress.com, compostxt.blogspot.com e www.absolutepoetry.org) e sulle riviste “Qui. Appunti dal presente”, “Il segnale”, “Metromorfosi”, “Sud”, “Poesia”, “The black economy”. Ha pubblicato l’e-book “Canopo” (Biagio Cepollaro E-diz.). Con Michele Zaffarano cura la collana Chapbooks (Arcipelago). Ha collaborato ad un libretto d’artista di Massimo Nota. Blog in italiano: canopo.splinder.com, bgmole.blogsome.com e in inglese: www.lowleveltechniques.blogspot.com, pleasure-of-reading-this-work.blogspot.com e howtowrite.blogsome.com. Collabora ad altri blog multiautore. Con A. Broggi, M. Giovenale, M. Sannelli e M. Zaffarano ha fondato e cura il blog gammm.org. Ha pubblicato la plaquette Soluzioni binarie e collaborato alla micro antologia GAMMM::: 1 (La camera verde, 2007). Nel giugno 2007 esce il wee chap “tracce”, per dusie.org (progetto “wee chapbooks”).


Poetica

Tendo a lavorare principalmente su materiale preesistente, ovvero su
sequenze di testo che precedono la realizzazione del singolo
componimento. Nella quasi totalità dei casi le sequenze sono scritte da
me ma nessuna, in effetti, è pensata in funzione del testo che
contribuirà a comporre. Si può dire, così, che in quanto scrittore
lavoro ad un unica opera, cioè una lista in progress di sintagmi, frasi,
brevissime prose etc., e che, come autore, di volta in volta prelevo da
quel deposito di materiale verbale alcune voci, cercando di metterle
insieme, letteralmente, in determinate composizioni.
Nell’insieme, credo di lavorare su e con una poetica basata sulla
giustapposizione come figura chiave e sul catalogo come strumento
principale. Gli effetti che cerco di ottenere sono, da una parte, la
decostruzione del narratore a favore del cosiddetto autore implicito e,
dall’altra, la duplicazione di quella che mi sembra essere l’esperienza
principale dei nostri giorni: la pratica di ordini incompleti. Data la
mia predilezione per il catalogo, questa duplicazione ovviamente non è
un problema mimetico. Mi interessa piuttosto aggiungere un’ulteriore
elemento alla lista e, così facendo, riformularla.


‘Afinidades’

Michele Zaffarano
Marco Giovenale
Alessandro Broggi
Gianluca Ghigliozzi
Andrea Inglese
Andrea Raos

Caterina Zaira Laskaris



Poesie

Da LUCI LIEVI

I segni

Cammino
sulle mie orme
passate,
hanno un orlo d’argento
e un sentore
di sabbia bagnata.

Seguo
un immobile cielo
bianco
come metallo lavato
opaco
come una tenda tesa.

Mi stendo
e rimiro le cose
scavo un solco
intorno
e vi passo
sottile.

Entrano
come giganti,
come animali leggeri,
come nubi indifferenti
e si posano ovunque
aspettando.


Vetri

Nell’ombra
ho covato
un tesoro
di pezzi di vetro.
Al sole
splendevano
come folgori.
Ho le mani
segnate da tagli.


Da CIÒ CHE NON RIESCO A DESCRIVERE

Il modo della luce

Il verde
nei tramonti
è la mia parte
di arco.
Il tuo piede
è fiammeggiante
e lascia
candide impronte.
Mi sfiori la fronte
con un dito
dall’interno.
Cancelli scrivendo
al modo della luce.


Da LA PAURA NEL DESERTO

*

Gran condanna
quella del visionario.
Vede cristalli
fiorire
e soli rosa nella carne
e quasi l’infinito,
ma anche zanne
di pietra
e un luccicare di falci
nelle mani nude
e l’infinita notte.

*

Camminiamo in bilico sul mondo
(primule elettriche
nei nostri occhi)
e in quel nostro profilo svelto
incerto tra cielo e terra
passo dopo passo,
ombre di una danza
in controluce,
siamo in cerca.

Chiniamo il capo
e cerchiamo.
Alziamo la fronte
e cerchiamo.
Persino quando restiamo immoti
è la danza catturata
che muove le nostre cellule.
C’è troppo spirito
per (re)stare fermi.


Bio-bibliografia

Sono nata a Pavia il 9 agosto 1972. Fin da bambina sono stata affascinata dalla possibilità di scrivere e descrivere, con parole o attraverso immagini e colori. Non riesco a scindere le due cose. Sono forme di una sorta di forza creativa, che pulsa autonomamente e possiede i suoi tempi, le sue stagioni, ma anche la sua costanza.
I miei studi si sono naturalmente indirizzati verso le cosiddette materie umanistiche (Liceo Classico, Laurea in Lettere con indirizzo artistico, Scuola di specializzazione e Dottorato in storia dell’arte), per rispondere, io credo, all’esigenza interiore, mai spenta, di “stare vicino” al mistero della creazione. Mi interessano il meccanismo tecnico-artistico, la lettura percettiva e iconografica delle opere d’arte, il nesso inscindibile tra forma e materia.
Gli scritti cui tengo maggiormente (testi teorici, racconti, raccolte poetiche) sono tutti inediti.


Poetica

Quando fotografo ciò che mi attira, ciò che cerco di fissare è l’ombra nella luce, o quello che si vede al di là di un’apertura, di una cornice, l’oltre illuminato dalla soglia dell’ombra. La potenza di ciò che sta nel profilo della materia.
Quando dipingo il procedimento è simile: la pennellata carica di pigmento lo trasforma in colore, produce un volto o un paesaggio possibile tentando di riprodurre una percezione e un’intuizione interiore.
Penso che già in queste “immagini” sia racchiusa una possibile linea poetica, una linea creativa (ossia di comunicazione tra me e il mondo, interno e circostante), che alimenta anche il mio scrivere: vedere, sentire come creatura in un mondo creato; intuire il margine delle cose in cui si annida il palpito segreto; sondarne l’opacità e la trasparenza; lasciare che sia lo spirito a parlare attraverso la materia, le percezioni e le loro descrizioni; cercare di tradurre l’eco interna alla pelle-guscio percettiva e il filtrare esterno della vibrazione profonda e vitale. La tensione dell’io, che sente profondamente ciò che è “più grande” e che si sforza di esprimerlo, di esprimere la propria esperienza, per condividerne il bagliore.


‘Afinidades’

Alda Merini
Maurizio Cucchi

Paola Laskaris














Poesie

Cerco il tuo nome (da Implosioni)

Cerco il tuo nome
fra i buchi del ricordo,
fra le fessure polverose
e stanche di questo
muro bianco, lontano
costruito con mattoni
lisci, abitudinari
ordinatamente depositati
e calcificati dai giorni,
dalle ore trasparenti,
in processione continua
come le onde.
L’ho cercato lì
poiché su quel muro
si posa sicuro e arrogante
lo sguardo nudo del tempo,
delle nubi che passano.
Ne conosco ogni traccia
ogni lenta screpolatura
ogni graffio dell’intonaco
ferito e mai medicato.
Lo sento scorrere ruvido
e bianco sotto i polpastrelli
levigati,
consumandosi nella meccanica
inconsistenza degli atti, nella viscosa
fissità dell’oblio.
Lì continuo a cercarlo,
come nella speranza
di vederlo riflettersi
sulla superficie del giorno
liscia, brutale, aperta
in attesa che ne sgorghi
uno spettro
con lettere di fuoco e calce.
Ma la monotonia di questo sguardo
quotidiano, distratto
si perde nel franare ingarbugliato
delle crepe microscopiche,
sorprendentemente ignorando
quella macchia umida
che il tuo profilo ha disegnato
sull’intonaco assetato
del ricordo. Qui il muro
l’asciuga e l’assorbe
per rilasciarla, forse,
in un altro indolente tentativo
di rileggervi, esausto,
il tuo nome.


Cronofago (da Implosioni)

Il ricordo riemerge
opalino, assetato di riflessi
rigurgitante immagini
di istanti irripetibili,
irripetuti.
Tu mi chiedi di aspettare
e ogni atomo della mia
ferrea resistenza
si apre in un amaro, metallico
sorriso
come di chi scorge
la turgida violacea
sugosità di una mora
ingabbiata fra i rovi:
perfetta, inviolata,
irraggiungibile.
Si frantuma in migliaia di schegge,
secondi che scivolano uno sull’altro
come gocce di mercurio,
per tornare nuovamente
meticolosamente
a raggrumarsi in un’unica grande
macchia metallizzata,
che traccia, ironica e gonfia,
le tue cifre.
Tu, ignaro cronofago,
mi chiedi ciò che mi è impossibile
offrirti,
perché fu tuo
fin dal primo, inconsunto,
archetipico istante:
il mio tempo.

*

Noi

Di ogni mia parte
tu sei il centro
perfetto e imperscrutabile
eterno e indissolubile.
Ogni mia linea
ti attraversa,
ogni tuo punto
mi cinge.
Non ho teoremi
per questo sfiorarsi
assiomatico.
Ti contengo
e racchiudo entro un limite
che tu rendi perfetto.
La quadratura
del cerchio.

*

Chiome (da Vexillum cordis)

Chiome lunghe
morbide come seta
fresche al tatto
come spuma bianca del mare sulla sabbia,
calde di un protettivo abbraccio,
come petali rossi sotto il sole.
Brune, con i riflessi di quella terra
su cui tu cammini scalzo
da sempre.
Non chiedo palazzi trasparenti
bagnati dall’acqua e dal tramonto,
né dimore tanto alte da sfiorare i cieli,
né gioielli di conchiglie e pietre grezze,
né versi di poeti con cui saziare
ogni palpito e respiro,
non chiedo viaggi né compagni di destino.
Ho solo una richiesta fra le labbra:
che crescano lunghe e forti
le mie chiome
perché tu possa appoggiarvi
le piante stanche e ferite dei piedi
quando ti fermerai
colmo di luce
alla mia porta.

*

Mar

Cada vez que veo al mar
el alma, grano de arena,
se rinde a las olas azules
del deseo y se deja llevar
por sus ojos.
Siento sus entrañas
que rozan el recuerdo
infinito.
Siempre el mismo.
Su perfil implacable
e inextinguible me atrae
y mi corazón se enarena
sobre la desolada dulzura
de una roca solitaria.
Cada vez que miro al mar
descubro que todavía
pierde sal tu mirada
y se enjuga la distancia
entre mis dedos.

Mare

Ogni volta che vedo il mare
l’anima, granello di sabbia,
si arrende alle onde blu
del desiderio e si lascia trasportare
dai suoi occhi.
Sento le sue interiora
che sfiorano il ricordo
infinito.
Sempre lo stesso.
Il suo profilo implacabile
e inestinguibile mi attrae
e il mio cuore si spiaggia
sulla desolata dolcezza
di uno scoglio solitario.
Ogni volta che guardo il mare
scopro che ancora
perde sale il tuo sguardo
e si asciuga la distanza
fra le mie dita.


Nota bio-bibliografica

Nata a Pavia nel 1975. Laureata in Lingue e letterature straniere presso l'Università di Pavia e dottore di Ricerca in Iberistica presso l'Università di Bologna, dal 2006 è Ricercatore di Letteratura spagnola presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Bari. La sua produzione poetica, che annovera anche alcune raccolte in lingua spagnola, è ancora inedita.


Poetica

La mia poetica esplode da uno sguardo, lungo, inesorabile, inestinguibile. Da allora il cuore non ha più smesso di mettere in circolo il suo nome, di irrorare ogni breve spazio del suo ricordo.
I versi sono i passi della memoria, le impronte dei miei viaggi attraverso il tempo e la distanza, l’unico vero strumento per perpetuare quelle immagini che ancora bruciano, quel dolore sottile che ha ancora bisogno di me.
La poesia sgorga improvvisa da un richiamo, un’immagine, un profilo e la senti stringerti le vene e chiedere parole per volare via. Si apre ogni qualvolta l’orizzonte ti investe con la sua malinconica bellezza, con la sua assoluta perfezione e senti che ti mancano le parole per esprimere l’ineffabilità dell’esistenza, dell’emozione. È come seppellire il cosmo nella terra umida delle proprie interiora e vedere, ogni tanto, sbocciarvi un fiore.
La poesia esplode nella distanza ed avvicina pensieri e corpi lontani. Affinità costanti oltre gli ostacoli della tecnica. Questo è il grande miracolo. “Poesía, ciprés de sombra que apunta al cielo más allá del techo” (un cipresso di ombra che punta il cielo, oltre il tetto).


‘Afinidades’

Alda Merini
Stefano Raimondi
Annelisa Addolorato
Marco Marangoni
Massimo Novaga
Caterina Zaira Laskaris

Antonio Diavoli








Poesie
Schemi dell’ombra - 22 agosto 2007

Lasciami il dono invisibile d’aria dentro il tuo occhio
l’altra profondità di te nascosta, l’altro lato
che ti disegna contro la luce dal tuo estremo mortale.
Bisogna apprendere piano le cose, guardandole fisse
da una peluria chiara che le fa tremare a vista.

Gli occhi su cui ti chini a somiglianza il giorno
terminano un’aria scura, affaticati in ogni indizio di luce
la mano appena serve a trattenerli, prima che congiungano
la tenebra, protetti, dove non possono riflettersi di più
né insegnare alla memoria i tuoi tratti.

L’ombra ha i suoi interstizi, l’opera le mani,
i cenni, i travestimenti bianchi
e neri, noi e i corpi, tutto fa la differenza, che ci stacca intatti.
Nessuno sa l’identica cosa di se stesso e si divora,
divorato a viva luce, cercando tutte le fessure.

In lungo e in largo sulla schiena ripiegato il corpo
senza trattenersi oltre senza dire nulla, ti uscirà di bocca il fiato
senza pretendere che tu capisca - vivere di più di quello è un’inutilità
difficile da portare avanti. I morti trovano la porta spalancata,
toccano l’odore degli alberi con le dita mentre li trasporti
gli occhi ci guardano però tutti una volta.

Fa differenza chi sa vedere luce dall’ombra
- alcuni vicino ai corpi misurano distanze,
tra due rimasti tali anche dopo, poco più distinti
nell’immagine che guardi, scossi dall’oscurità un istante
per trasfigurarsi, mentre sono sempre più vicini.

Ci sono già due, fermi, che si fanno forza, l’uno e l’altro
riprendono l’immagine che si fa tremare
toccando la radice delle dita, guardandosi nei tratti
minimi per non dimenticarsi: la misura, l’angolo, la piega
scuri lì tra occhi e naso, la sottigliezza delle tempie
giunte basse sui capelli, lo schema vorticoso delle orecchie.
La mappa delle cellule si trascrive in punto.

Le cose sembrano a perdita d’occhio profonde
quando nemmeno le conti mentre le guardi, hanno
troppe parti in sé divise consistono di nomi fatti su misura
per non lasciare tra due spazi un silenzio, l’ombra che si allarghi
a tutto sino a scomparire. L’opera più prossima alla bocca
è morire, non portarsi dietro il nome. Servono a nasconderla i tuoi occhi?

La mano estranea a se stessa tocca la linea, quasi
che si separi allo specchio, scivola sulla propria immagine
inavvertitamente divisa sino a coprire tutta la superficie,
senza sapersi, dopo scoprendo meglio le linee sul palmo.
Quello che l’una fa sopra le dita dell’altra - racimolare macerie
da tempo incommensurabile. Gli occhi contano se stessi
per arrivare chissà a che cosa - dove restano gli ultimi incanti vuoti.

Adopera i segni scritti unendo punti a margine del foglio
nella grazia del tuo mutismo decorato, che incide le cose
quando neppure ti volti a guardarle. Come la pietra caduta
aggiunge i cerchi all’acqua, tu fai tremare l’arco del mondo,
colpisci il punto vivo che s’apre spaccato, prima che sparisca.

Come si tolgono presto le ombre dal muro, muovendo la luce
che le fa tremare. Si separa la palpebra bene dietro le unghie,
dal bordo produce uno sbalzo, una pupilla come sapesse guardare
lo spazio tra i contorni, il regno della figura, tenesse l’idea dell’abisso.
L’acqua non sa il vivere che l’attraversa, come una riga priva di estremi
traccia se stessa continuamente, lascia ascoltare il suo silenzio.


Nota bio-bibliografica

Federico Federici (1974, vive a Finale Ligure) ha pubblicato con lo pseudonimo di ‘Antonio Diavoli’, Ardesia (ShortEdit, 1996), Versi Clandestini (Studio64, 2004), Quattro Quarti (Il Foglio, 2005), N documenti in cifra (Cantarena, 2006), Chiuderanno gli occhi -con Ilaria Seclì- (Cantarena, 2007); suoi testi sono usciti sulle riviste «Cantarena», «Private», «Kritya», «Lo Specchio» de La Stampa e su vari siti letterari. Ha curato una traduzione originale dei testi di Nika Turbina, uscita su e-book con il titolo КТО Я? Attualmente sta traducendo poeti contemporanei norvegesi e curando la prima edizione italiana della poesie di Rati Saxena e di Renáta Vargová. Di prossima pubblicazione L’opera racchiusa, con una nota di Giancarlo Rossi.
Su internet http://leserpent.wordpress.com/.


Poetica

Quando si è presa ormai la parola e siamo certi che sia tutta per noi, allora non si dovrebbe procedere a confutare un nonnulla emerso dalla conversazione, sciupare l’occasione con quel ritmo perfetto, quasi canzonatorio, che fa prendere piacere a chi ascolta, interessandolo.
Bisognerebbe tacere il più a lungo possibile, come si tiene un segreto, meglio ancora il respiro sott’acqua e tenerla nascosta, tutta per noi, non dargliela più vinta.
Se qualcuno inizia a muoversi, mettergli un dito davanti alle labbra, come si fa coi bambini, guardandolo fisso e seri negli occhi, come se con quel movimento si fosse scoperto e messo in un rischio grandissimo in chissà che affare e di essere scoperto. Fargli sentire a quel modo che tutto quello che stiamo facendo è solo nel suo bene e interesse. Solo così si spiegherebbe l’invisibile, senza troppe decorazioni, mettendo le parole al riparo, in un luogo sicuro dai chiarimenti. [da Diario dei prossimi giorni, 22 Luglio 2007]


‘Afinidades’

Alessandro Ceni
Alessandro Ghignoli
Ilaria Seclì
Sergio La Chiusa

Massimo Sannelli



Poesie

3 abbozzi inediti


1
per disegno non proprio, apertura
di fosse, fogne a cielo aperto –
gatti insetti uccelli, entrano
molti: ora mancano loro,
andando – non
il sonno lungo mancò
i cani sono magri i maschi
scuotono la testa, per elezione
sei qui solo – sei felice:

minor dolore nelle
ore di volo, molte,
di recitazione, molte.

dimenticato presto,
non c’è passato: cari
occhi, che hanno scritto,
non possono tornare.


2
si prova che la bocca sa
di sale e baciata – piega
la schiena cieca, lavora,
vivi. Spera. venne pane,
andò poi; sei venuto
al paragone.

riguarda CHI c’entra e no – per
questa cosa si muove all’India.
venuto, partito, al ritorno, locale –
non vedi, più; non sai, più;
conosciuto the smell nell’aria, questo
è nostro; the mud è nostro, the palms
sono nostre. Ora voglio, voglio.

in un prato vero, nella terra vera,
come è un uomo nero, una parvenza
di senso, anche triste – ecco il paragone
svolto, tutta euforia urgente.


3
questa scrittura
fu nel cuore proprio:
compositore con compositore
dei suoi testi, processore
con processore, esecutore
contro esecutore mirabile
dei testi, signore contro
signore: chi esegue

e chi sente. Madonna, Madonna,
qui scendono, tra anni, le giuste
lame, diffamando: euforia urgente.


Dichiarazione di poetica

Questa poesia non urla, ma è ugualmente scritta per un/una performer-sacerdote(ssa). Ruba termini e metafore al Sacro, ma ha visto il mondo, fuori, in «fosse e fogne». Dunque la scrittura è più debitrice verso Pasolini, Rosselli e Grotowski che verso ogni angelismo e ogni iperrealismo «umano troppo umano». Chi vorrà leggerla, deve pregare con chi l’ha scritta: dovrà esserne, ad alta voce, il performer e il prete, nello stesso tempo. Massimo Sannelli non è la poesia e la poesia non è Massimo Sannelli. Di questa scrittura, non c’è un autore in senso proprio: «non autore non scrisse. nessuna umanità fece».


Nota bio-bibliografica

La bio- è tutta spostata sulla -grafìa dei libri firmati da Massimo (nato nel 1973, vive a Genova). Gli ultimi sono Venti sonetti (La Camera Verde, 2006); Lo schermo (Feaci, 2006); Philologia Pauli. Il corpo e le ceneri di Pasolini (Fara, 2006); Nome, nome (Inedition, 2007); Huit poèmes (trad. di A. Raos e E. Suchère: Contrat Maint, 2007); Amanuense (Cantarena, 2007); inversiOn (trad. di C. Daino: Dusie, 2007) e la traduzione di Su un Io Colonna di Emily Dickinson (La Camera Verde, 2007). Di prossima pubblicazione traduzioni da Susana Gardner e da classici indiani, più la raccolta delle interviste (Al popolo futuro. Dialoghi, Cantarena, 2007).


'Afinidades'

Elisa Biagini
Milo De Angelis
Marco Giovenale (per la poesia lineare)
Alessandra Greco
Rosaria Lo Russo
Giuliano Mesa
Elio Talon
Andrea Zanzotto

martedì 27 novembre 2007

Antonio Nazzaro















Quattro poesie sudamericane e un italiano
La poesia di un migrante (A.A.)

(Selezione di Annelisa Addolorato, traduzioni dallo spagnolo di Annelisa Addolorato e Antonio Nazzaro)


El encuentro

Volutas de humo
arquitrabes de estrellas
este cielo de ventana
pasos inconstantes
en el ritmo del baile
clavado en los hombros
de mujeres constantes
sonidos de selva y claxon
aire negro
ritmos desconocidos
cruzan las calles
faros se persiguen
ojos de dos amantes
perdidos bajo la lluvia
hacen danzar al metro
violines
murmullo incesante
acordeones y coches
ermita de tantos la acera
a cada metro
ojo de serpiente
la harta amante al lado
volutas de humo
arquitrabes de estrellas
dibujan su rostro
en esta ventana de cielo
Ciudad de México.


l’Incontro

Volute di fumo
architravi di stelle
questo cielo di finestra
passi incostanti
nel ritmo del ballo
inchiodato sulle spalle
di donne costanti
suoni di selva e claxon
aria nera
ritmi sconosciuti
attraversano le strade
fari si inseguono
occhi di due amanti
perduti sotto la pioggia
fanno danzare il metrò
violini
mormorio incessante
fisarmoniche e auto
eremo di tanti il marciapiede
ad ogni metro
occhio di serpente
la stufa amante al lato
volute di fumo
architravi di stelle
disegnano il suo volto
in questa finestra di cielo
Città del Messico.


Mirada hacia…

Se desliza la lluvia
calles a sucederse
ríos callejeros
bajan felices
corazón ahogado
de la tarde
el metro nada tranquillo
pobre crucero
olor a gasolina
faldas de asfalto se abren
la Libertador y la Miranda
amores desconocidos
dibujan visiones cinéticas
y no hay pausa
mirada petareña

traza sueños
de una ciudad.


Sguardo verso…

Scivola la pioggia
vie che si succedono
fiumi di strada
scendono felici
cuore affogato
del pomeriggio
la metro nuota tranquilla
umile crocevia
odore di benzina
gonne d’asfalto si aprono
la Libertador e la Miranda
amori sconosciuti
disegnano visioni cinetiche
e non c’è pausa
periferico sguardo
traccia sogni
di una città.


¿Cozumel?

Perdimos sueños
aquí
en este barco de
piedra y selva
a nuevos puertos
andando
inmóvil
asfalto y arrecife
se clavan
único mar

pasos lentos
leves
antiguas bellezas
pasan
blanco lino y
flores
olas se orillan
al malecón
cansadamente apoyado
al horizonte
desconocidos
trazos
rutas
graban
sueños.


Cozumel?

Abbiamo perso i sogni
qui
su questa barca di
pietra e selva
a nuovi porti
andando
immobile
asfalto e scogli
si tuffano
unico mare
passi lenti
lievi
antiche bellezze
passano
bianco lino e
fiori
onde che approdano
al lungomare
stancamente appoggiato
all’orizzonte
sconosciuti
tratti
rotte
incidono
i sogni.


Casisla

Llega olor
marino
y selva
no acabadas
casas
precariedad y
olas
a repetirse
sonrisas espumosas
toque
de suspenso
aire húmedo
se cierra un beso
de mar
ya se va la noche
cruceros
pasan
ciudades
desconocidas
negro mar
compás
de monte y olas
pasos solos
recorre el piso
una cucaracha
acuoso chiste
el aire
sentada en las calles
se queda atrás (pasa)
la vida.


Casisla

Arriva odore
marino
e selva
non finite
case
precarietà e
onde
a ripetersi
sorrisi spumosi
sospeso
attimo
aria umida
si chiude un bacio
di mare
fugge già la notte
navi
passano al crocevia
città
sconosciute
mare nero
ritmo
di montagna e onde
passi soli
attraversa il pavimento
uno scarafaggio
scherzo acquoso
l’aria
seduta nelle vie
si attarda (passa)
la vita.


Poetica

Mis poemas son como fotografías, en el sentido que cristalizan un tiempo y un movimiento y lo convierten en “el momento”. El momento es ausencia y suspenso, es la imposibilidad de poder decir sino de mirar y permitir de leer esa mirada que desvela, a través de la ironía, la soledad. Que la soledad sea vacía o plena depende del instante, pero su presencia es la verdadera constante. El valor de la palabra es fundamental por eso intento casi siempre dejarla sin artículos y en una posición grafica que la ata a la siguiente pero, al mismo tiempo, le da un espacio y un ritmo propio. Escribo en español, no en castellano, vivo en Latinoamérica, y también porque es mi forma de recordarme que mi amado País me hizo emigrante. Este es el último y único recuerdo que tengo de Italia.


Nota bio-bibliografica

Antonio Nazzaro (Torino 1963). Su vida y experiencias hasta cumplir los treinta cinco años no tienen nada especial a parte el hecho de formar parte de la colección de jóvenes poetas piamonteses “Il Rinoceronte tra le nuvole” ed. Genesi; de licenciarse en la enseñanza de la lengua italiana para extranjeros y trabajar como periodista en La Stampa, Stampa Sera e Italia 1. En México lo encontramos profesor en la UNAM y en el Conservatorio Nacional. Luego aparece en Cuba y en la Dante Alighieri de la Habana. Actualmente vive en Caracas donde se ocupa de cursos de historia del arte y de literatura italiana por el Instituto de Estudios Superiores de Bellas Artes Armando Reverón y por la Fundación de Arte Emergente donde intenta crear espacios en Venezuela para los jóvenes artistas italianos (under 30).


'Afinidades'

Milo de Angelis
Davide Rondoni
Erika Reginato
Giovanna Sicari
Pietro Tartamella

sabato 24 novembre 2007

Prossimi appuntamenti del ciclo IL VIAGGIO E'... INIZIATO. Viaggi iniziatici tra poesia, cinema e videopoesia

2008

*NOMADI MONDI ALLA CASA DELLA POESIA DI MILANO – PALAZZINA LIBERTY
Orario da definire


Martedì 26 febbraio

(L’Atalante, Jean Vigo)
Lettura poetica di
Stefano Raimondi,
Alberto Pellegatta,
Annelisa Addolorato (con musica dal vivo: Gabriel Valpassos, chitarra flamenca)



Giovedì 27 marzo

Lettura poetica di Alessandro Broggi (Nouvelle Vague, Godard),
Luisa Pianzola e Alberto Mori (Bíos, videopoesia)

venerdì 23 novembre 2007

Primo coming-out di NOMADI MONDI

Lo scorso giovedì sera a Milano, al riparo delle accoglienti mura della Scheggia di via Dolomiti 11, sotto il ritmo battente di un'inesorabile pioggia catartica, ho avuto il piacere di inaugurare il ciclo itinerante di poesia, cinema e videopoesia IL VIAGGIO E'... INIZIATO! Viaggi iniziatici tra poesia, cinema e videopoesia.
I poeti Massimo Sannelli e Federico Federici ci hanno accompagnati all'inizio di questo viaggio, tenendo a battesimo il blog NOMADI MONDI.


*Massimo Sannelli ha introdotto il film di Pasolini Uccellacci e uccellini (1966, 85 minuti) con una personale interpretazione del monologo Sono le 11.30, e non... , di Chiara Daino.


**Federico Federici ha presentato la prima visione di mur-mur (2007, 19 minuti) fino ad ora il più lungo e articolato dei suoi suggestivi Micrometraggi autoprodotti, a cui ha fatto seguire un recital di alcuni suoi componimenti inediti.

Grazie di cuore a tutti i partecipanti!
Annelisa A.


* www.massimosannelli.splinder.com
** www.antoniodiavoli.altervista.org/principale.html

martedì 13 novembre 2007

giovedì 11 ottobre 2007

CICLO: IL VIAGGIO È… INIZIATO - Viaggi iniziatici tra cinema, poesia e videopoesia


(Mi-La-No, Foto di Annelisa Addolorato)


Rassegna a cura di Annelisa Addolorato


PROGRAMMA PROVVISORIO


22 novembre
Lettura poetica di Massimo Sannelli (Uccellacci e uccellini, P.P. Pasolini)
e Federico Federici (Videopoesia Mur-mur)



24 gennaio
lettura poetica di Stefano Raimondi e Annelisa Addolorato (L’Atalante, J. Vigo)


28 febbraio
Lettura poetica di Alberto Pellegatta (Alice nelle città, w. Wenders)
e Gherardo Bortolotti (Videopoesia)


27 marzo
Lettura poetica di Alessandro Broggi (Nouvelle Vague, J.L. Godard)
e Luisa Pianzola (Videopoesia Bìos, di Luisa Pianzola e Alberto Mori)


23 aprile
Lettura poetica di altri poeti del blog (film e Videopoesia da concordare)

(Continua…)


Presso l’Associazione Culturale La scheggia – Milano –
http://www.lascheggia.org










venerdì 14 settembre 2007

Il viaggio è... iniziato!

NOMADI MONDI – afinidadesafectivasitalia
organizza, per i poeti pubblicati sul blog, il ciclo di performances

Il viaggio è… iniziato.
Viaggi iniziatici tra cinema e poesia.


Si raccolgono adesioni entro il 30 settembre.

Per maggiori informazioni: lado@lifegate.it

martedì 21 agosto 2007

TERREMOTO IN PERU'

SOLIDARIETÀ CON IL POPOLO PERUVIANO

La terribile notizia, di pubblico dominio, ci ha sconvolti. Ancora una volta la tragedia si abbatte sull’America Latina e colpisce - come sempre - i più umili.

Il presente progetto delle “Affinità Elettive” inizi per diffondere l’attuale produzione poetica Argentina e si è velocemente esteso a macchia d’olio in molti altri paesi (Brasile, Perù, Cile, Messico, Uruguay, Ecuador, Spagna e Italia).

È stata un’occasione per instaurare legami estetici e d’amicizia. Ci siamo conosciuti meglio. Ci siamo letti reciprocamente. Ci siamo messi in contatto e abbiamo discusso i nostri scritti. Ora è arrivato il momento di mostrarci come persone, di fronte ad una situazione ‘limite’ come quella che sta attualmente attraversando l’amato popolo peruviano.

Per questo motivo, chi sottoscrive questo comunicato vuole esprimere l’estrema costernazione per la situazione, e esprimere a tutti i peruviani la sua solidarietà.

Affinché ciò non rimanga un mero gesto “politicamente corretto” da intellettuali impegnati, vi invitiamo ad effettuare donazioni, in viveri, medicine, coperte, denaro (seguendo le modalità indicate dal governo peruviano). Per farlo vi preghiamo, per favore, di mettervi in contatto con i numeri di telefono indicati qui sotto; oppure con l’ambasciata peruviana situata nei vostri rispettivi paesi.

Vi ringraziamo già da ora per la collaborazione.

Alejandro Méndez
::lae/lea:: Argentina

Aníbal Cristobo
::lae/lea:: Brasile

Martín Zúñiga
::lae/lea:: Perù

Rodrigo Castillo
::lae/lea:: Messico

Malú Urriola
::lae/lea:: Cile

Ernesto Carrión
::lae/lea:: Ecuador

Agustín Calvo Galán
::lae/lea:: Spagna

Annelisa Addolorato
::lae/lea:: Italia

Laura Chalar / Alex Piperno
::lae/lea:: Uruguay

Maggiori informazioni su: www.copeitalia.org

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SOLIDARIDAD CON EL PUEBLO PERUANO
La triste noticia, de público conocimiento, nos conmocionó a todos. Una vez más la tragedia llega a Latinoamérica, y golpea –como siempre- a los más humildes.

Este proyecto “Afinidades Electivas” comenzó como una forma de dar a conocer la producción poética actual en Argentina y se extendió como una mancha de aceite por otros países (Brasil, Perú, Chile, México, Uruguay, Ecuador, España e Italia).

Se establecieron lazos estéticos y amistosos . Nos conocimos más y mejor. Nos leímos. Nos comentamos. Ahora, llegó el turno de mostrarnos como personas, ante una situación límite como la que está atravesando el querido pueblo peruano.

Por eso, los abajo firmantes queremos expresar nuestra más absoluta consternación, y hacerle llegar a todos los peruanos nuestra solidaridad.

Para que esto no quede en una mera pose “políticamente correcta” de intelectuales comprometidos; los invitamos a que realicen sus donaciones, ya sea con víveres, medicamentes, mantas, dinero (conforme lo vaya especificando el gobierno peruano). Para ello contáctense, por favor, con los números de teléfono que se indican más abajo; o con la embajada de Perú, en sus respectivos países.

Desde ya muchísimas gracias.


Alejandro Mendez
::lae/lea:: Argentina

Aníbal Cristobo
::lae/lea:: Brasil

Martín Zúñiga
::lae/lea:: Perú

Rodrigo Castillo
::lae/lea:: México

Malú Urriola
::lae/lea:: Chile

Ernesto Carrión
::lae/lea:: Ecuador

Agustín Calvo Galán
::lae/lea:: España

Annelisa Addolorato
::lae/lea:: Italia

Laura Chalar / Alex Piperno
::lae/lea:: Uruguay


** Datos contacto en Argentina:

COOPERACIÓN PARA DAMNIFICADOS DEL TERREMOTO EN PERÚ
En vista de la gravedad de los daños ocasionados por el terremoto, el Instituto Nacional de Defensa Civil, INDECI ha informado los requerimientos para la atención de los damnificados:

TECHO
- Carpas Multifamiliares
- Módulos de madera pre-fabricadas
- Calaminas o planchas de zinc
- Bobinas de plástico
- Camas plegables
- Botellas/Bidones de Agua

ABRIGO
- Frazadas
- Bolsas de Dormir
- Ropa para adultos y adolescentes
- Ropa para niños

HERRAMIENTAS
- Palas
- Picos
- Carretillas

MEDICAMENTOS Y SALUD
- Pastillas Potabilizadoras
Halazone (carboxibencenosulfurodidonamida) en presentación de botellas
de 100 tabletas
Potable agua o Globaline (hidroperiyoduro de tetraglicina) en
presentación de botella de 50 tabletas
Aquatabs (dihidroisocianato de sodio) en presentación de tira por 50
tabletas
Chlor-floc (diclorostriacinetriona de sodio) en paquetes de 10 tabletas
- Cloruro de Sodio 0.9% en frascos de 1000 ml
- Poligelina o gelatina succinilitada 3.5% en frascos
- Dexametazona 4mg/ml en ampollas
- Diazepan 5 mg en tabletas
- Diclofenaco 25 mg/ml x 3ml en ampollas
- Lidocaína clorhidrato 2% S/E en frasco de 20 ml
- Paracetamol 120 mg/5ml en frascos
- Paracetamol 500 mg en tabletas
- Dicloxacilina x 500 mg en cápsulas
- Dicloxacilina 250 mg/5ml en frascos
- Ibuprofeno 400 mg en tabletas
- Ibuprofeno 100 mg x 5ml en suspensión
- Adrenalina 1 mg/ml en ampollas
- Dextrosa 33.3 % / 20 ml en ampollas

INSUMOS
- Algodón medicinal rollo x 500 gr en paquetes
- Cateter Intravenoso Nro 18
- Cateter Intravenoso Nro 22
- Cateter Intravenoso Nro 24
- Micro gotero
- Equipo de venoclisis
- Esparadrapo antialérgico 5 x 4 a 5 mt en conos
- Gasa estéril
- Guantes estériles
- Guantes de exámen
- Jeringas descartables 5 cc c/a Nro 21 x 11/2
- Seda Negra 3/0 C/A Cortante
- Vendas de Gasa 4 X 1 mt
- Vendas elásticas 4 x 5 yardas
- Vendas elásticas 6 x 5 yardas
- Yodopolividona 10% x 1000 yardas
- Extensión DYS
Si desea realizar cualquier tipo de donacion deberá comunicarse con la Sra. Maria Victoria Mendez, al Telefono 4802-2000 (Embajada del Peru en Argentina).

**
Otras Instituciones donde poder canalizar las donaciones:

Cáritas Argentina: se dispuso una cuenta bancaria destinada especialmente a este fin y está radicada en el Banco de la Nación Argentina, sucursal Plaza de Mayo. Cuenta Corriente Nº 38632/92 a nombre de Cáritas Argentina. CBU 01105995-20000038632921.

Red Solidaria: la asociación informó que se podrán hacer donaciones en los siguientes lugares: parroquia Natividad de María (San Antonio 555); basílica Nuestra Señora de la Piedad (Bartolomé Mitre 1524); Asociación de Damas Peruanas (Carlos Pellegrini 755, 5º Piso); iglesia Santa Rosa de Lima. (Av. Belgrano y Pasco).

sabato 4 agosto 2007

NOMI




Ecco agosto, ecco esodi e ritorni. NOMADI MONDI continua ad esserci, in letargica apparenza, ma vi assicuro anche in piena forma e fermento, sotto il pelo dell’acqua e della rete.
Come i poeti italiani confessano apertamente, l’innocente gioco delle affinità che abbiamo proposto, come gli omologhi blogs ‘latini’, non sembra loro affatto un’amena attività ludica, ma al contrario un impegnativo cimento, che sembra frenare molti al momento della partecipazione al viaggio e alla condivisione in queste pagine fluttuanti.
In questa situazione sto vivendo, sulla pelle del nostro blog, una sorta di choc culturale, o addirittura un’esperienza in cui non ho tenuto conto del corposo residuo di traduzione, ormai per me una sorta di ossessione che ritorna in ogni campo del mio agire e del mio esistere.
Mi spiego: mi sono accorta di questa sorta di imbarazzo che, del tutto assente nei giovani e meno giovani poeti argentini, messicani, spagnoli, peruviani, brasiliani, ecuadoriani, assale invece noi poetesse e poeti italiani, nel momento in cui, in un modesto blog come questo, veniamo chiamati a stilare una breve lista di nomi di poeti viventi del nostro paese d’origine. Trovo molto curiosa questa forma di timidezza. Curiosa ma anche intrigante. Confesso che anche io, che pure mi sento o - poeticamente e non - sia italiana sia spagnola-latina, ho avuto molte meno difficoltà nel compilare una lista spagnola di affinità, quando sono stata chiamata a partecipare al blog spagnolo omologo a NOMADI MONDI. Si tratta proprio di capire cosa si cela dietro a questo tratto italico che emerge. Sarà la nostra abitudine nel considerare superiori i debiti che abbiamo con i ‘classici’ piuttosto dei debiti che abbiamo con la contemporaneità? O il nostro splendido individualismo (quasi gloria nazionale, e non lo dico con ironia) che affiora, inconsapevole e insieme fiero? Una minuscola sfida si è aperta. Per tutte e tutti noi. Sono davvero affascinata dalla scoperta di questa misteriosa specificità italiana, e spero che insieme (tra poeti italiani, e con i poeti degli altri paesi fratelli) ne sveleremo e sgraneremo i tratti.
Continuando ad attendere fiduciosa le vostre collaborazioni, in questo agosto in cui altri confini si sciolgono al sole, vi saluto con affine affetto.

Annelisa A.

lunedì 2 luglio 2007

IL NOME CHE CAMBIA

Questo blog si arroga il diritto si essere, in ordine alla naturalezza di ogni organismo vivente, cangiante, un vero e proprio 'mutante'... persino nel nome.
NOMADI MONADI diventa ora NOMADI MONDI, con la propizia caduta di una ingombrante, quasi prepotente 'A' intervocalica.
E si apre ad una crescente, anzi dilagante prerogativa poetico-solidale.
'Seguimos'.

Annelisa A.B.

giovedì 31 maggio 2007

INAUGURAZIONE DI "NOMADI MONADI"

ANNELISA ADDOLORATO vi saluta e vi da il benvenuto in NOMADI MONADI, neonato blog di poesia contemporanea italiana.

NOMADI MONADI nasce all'interno della rete di blogs ELECCIONES AFECTIVAS, ideata in Argentina da ALEJANDRO MENDEZ, e che conta vari links in centro-sudamerica e Spagna.

Si tratta di una rete poetica, in cui i poeti includono e segnalano altri poeti.



Vi propongo di partecipare inviandomi:

tre poesie (di massimo cinque pagine in tutto),

una fotografia,

una poetica (di massimo dieci righe),

una biografia (di massimo otto righe) e...

una lista di "AFFINITA' ELETTIVE" poetiche con i nominativi di minimo tre e massimo dieci poeti italiani viventi.



Per gli invii di materiale poetico scrivetemi qui: lado@lifegate.it