mercoledì 28 novembre 2007

Paola Laskaris














Poesie

Cerco il tuo nome (da Implosioni)

Cerco il tuo nome
fra i buchi del ricordo,
fra le fessure polverose
e stanche di questo
muro bianco, lontano
costruito con mattoni
lisci, abitudinari
ordinatamente depositati
e calcificati dai giorni,
dalle ore trasparenti,
in processione continua
come le onde.
L’ho cercato lì
poiché su quel muro
si posa sicuro e arrogante
lo sguardo nudo del tempo,
delle nubi che passano.
Ne conosco ogni traccia
ogni lenta screpolatura
ogni graffio dell’intonaco
ferito e mai medicato.
Lo sento scorrere ruvido
e bianco sotto i polpastrelli
levigati,
consumandosi nella meccanica
inconsistenza degli atti, nella viscosa
fissità dell’oblio.
Lì continuo a cercarlo,
come nella speranza
di vederlo riflettersi
sulla superficie del giorno
liscia, brutale, aperta
in attesa che ne sgorghi
uno spettro
con lettere di fuoco e calce.
Ma la monotonia di questo sguardo
quotidiano, distratto
si perde nel franare ingarbugliato
delle crepe microscopiche,
sorprendentemente ignorando
quella macchia umida
che il tuo profilo ha disegnato
sull’intonaco assetato
del ricordo. Qui il muro
l’asciuga e l’assorbe
per rilasciarla, forse,
in un altro indolente tentativo
di rileggervi, esausto,
il tuo nome.


Cronofago (da Implosioni)

Il ricordo riemerge
opalino, assetato di riflessi
rigurgitante immagini
di istanti irripetibili,
irripetuti.
Tu mi chiedi di aspettare
e ogni atomo della mia
ferrea resistenza
si apre in un amaro, metallico
sorriso
come di chi scorge
la turgida violacea
sugosità di una mora
ingabbiata fra i rovi:
perfetta, inviolata,
irraggiungibile.
Si frantuma in migliaia di schegge,
secondi che scivolano uno sull’altro
come gocce di mercurio,
per tornare nuovamente
meticolosamente
a raggrumarsi in un’unica grande
macchia metallizzata,
che traccia, ironica e gonfia,
le tue cifre.
Tu, ignaro cronofago,
mi chiedi ciò che mi è impossibile
offrirti,
perché fu tuo
fin dal primo, inconsunto,
archetipico istante:
il mio tempo.

*

Noi

Di ogni mia parte
tu sei il centro
perfetto e imperscrutabile
eterno e indissolubile.
Ogni mia linea
ti attraversa,
ogni tuo punto
mi cinge.
Non ho teoremi
per questo sfiorarsi
assiomatico.
Ti contengo
e racchiudo entro un limite
che tu rendi perfetto.
La quadratura
del cerchio.

*

Chiome (da Vexillum cordis)

Chiome lunghe
morbide come seta
fresche al tatto
come spuma bianca del mare sulla sabbia,
calde di un protettivo abbraccio,
come petali rossi sotto il sole.
Brune, con i riflessi di quella terra
su cui tu cammini scalzo
da sempre.
Non chiedo palazzi trasparenti
bagnati dall’acqua e dal tramonto,
né dimore tanto alte da sfiorare i cieli,
né gioielli di conchiglie e pietre grezze,
né versi di poeti con cui saziare
ogni palpito e respiro,
non chiedo viaggi né compagni di destino.
Ho solo una richiesta fra le labbra:
che crescano lunghe e forti
le mie chiome
perché tu possa appoggiarvi
le piante stanche e ferite dei piedi
quando ti fermerai
colmo di luce
alla mia porta.

*

Mar

Cada vez que veo al mar
el alma, grano de arena,
se rinde a las olas azules
del deseo y se deja llevar
por sus ojos.
Siento sus entrañas
que rozan el recuerdo
infinito.
Siempre el mismo.
Su perfil implacable
e inextinguible me atrae
y mi corazón se enarena
sobre la desolada dulzura
de una roca solitaria.
Cada vez que miro al mar
descubro que todavía
pierde sal tu mirada
y se enjuga la distancia
entre mis dedos.

Mare

Ogni volta che vedo il mare
l’anima, granello di sabbia,
si arrende alle onde blu
del desiderio e si lascia trasportare
dai suoi occhi.
Sento le sue interiora
che sfiorano il ricordo
infinito.
Sempre lo stesso.
Il suo profilo implacabile
e inestinguibile mi attrae
e il mio cuore si spiaggia
sulla desolata dolcezza
di uno scoglio solitario.
Ogni volta che guardo il mare
scopro che ancora
perde sale il tuo sguardo
e si asciuga la distanza
fra le mie dita.


Nota bio-bibliografica

Nata a Pavia nel 1975. Laureata in Lingue e letterature straniere presso l'Università di Pavia e dottore di Ricerca in Iberistica presso l'Università di Bologna, dal 2006 è Ricercatore di Letteratura spagnola presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Bari. La sua produzione poetica, che annovera anche alcune raccolte in lingua spagnola, è ancora inedita.


Poetica

La mia poetica esplode da uno sguardo, lungo, inesorabile, inestinguibile. Da allora il cuore non ha più smesso di mettere in circolo il suo nome, di irrorare ogni breve spazio del suo ricordo.
I versi sono i passi della memoria, le impronte dei miei viaggi attraverso il tempo e la distanza, l’unico vero strumento per perpetuare quelle immagini che ancora bruciano, quel dolore sottile che ha ancora bisogno di me.
La poesia sgorga improvvisa da un richiamo, un’immagine, un profilo e la senti stringerti le vene e chiedere parole per volare via. Si apre ogni qualvolta l’orizzonte ti investe con la sua malinconica bellezza, con la sua assoluta perfezione e senti che ti mancano le parole per esprimere l’ineffabilità dell’esistenza, dell’emozione. È come seppellire il cosmo nella terra umida delle proprie interiora e vedere, ogni tanto, sbocciarvi un fiore.
La poesia esplode nella distanza ed avvicina pensieri e corpi lontani. Affinità costanti oltre gli ostacoli della tecnica. Questo è il grande miracolo. “Poesía, ciprés de sombra que apunta al cielo más allá del techo” (un cipresso di ombra che punta il cielo, oltre il tetto).


‘Afinidades’

Alda Merini
Stefano Raimondi
Annelisa Addolorato
Marco Marangoni
Massimo Novaga
Caterina Zaira Laskaris