giovedì 29 novembre 2007

Alberto Pellegatta


(Foto di Antonio Riccio)


Quattro poesie

Da La salute (dal 1996 al 2004)



Non vede neanche bene fino in fondo,
nei viali più profondi del cervello
ma c’è questo sudore bianco in superficie
il muco le infezioni i ripostigli.
E l’eccessiva intimità che ha con se stesso.

*

Dal rosso al viola, al verde che rivela
il buio e riproduce messaggi viscosi.
Sotto c’è una schiuma
che muove i flussi senza senso.
Una musica liquefatta.
Relazioni e merende con soggetti
impredicati.
Sento in ogni cosa una perdita
mentre le spiagge si squagliano.

*

Si abbandona, senza peso né anima
all’acqua acrilica.
Fa il morto, mentre lo sfondo
ignora carpe e gatti, si sgonfia
e queste sponde inalano
un paesaggio di ossido e stelle

(dalla piscina al bosco, alla camera da letto, amore)

Così affonda nel corpo naturale
e il verde gli entra in circolo,
scivoloso e segreto.
Le scale sforano nel prato musicale
e il sole non serve più a niente.
Il canto, inquieto, segue una grammatica
primitiva, vegetale.

Questo progetto non prevede viali
né quadranti, né metropolitane
ma orizzonti allergici e luci elastiche.

*

Vedo dure campate di pietra
da questo schermo d’ingegno.
Sono le due direzioni
del corpo, elaborate e eventuali.
Salivano da una curva a dieci metri
dall’acqua, ferme all’albero vincolato
e ultramorto. I circuiti di siepi,
il grande salone del mondo e la veranda,
il posto delle seghe nella torre.

Negli anni sessanta è stata una casa
di cura, un posto imbiancato nel verde,
un acquario tiepido. I mobili non so,
sono spariti; le palafitte nel lago, per difendersi
e resistere, a noi non sono servite.
Ciò che rimane scende nel parco e nei vincoli
condominiali, insieme ai miei gattopardi.


Bio-bibliografia

Alberto Pellegatta è nato a Milano nel 1978. Si è laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Milano. Nel 1999 ha ottenuto una borsa di studio presso l’Università di Barcellona (Spagna). Sue poesie sono state pubblicate su riviste (Lo Specchio della Stampa, Le nostre ragioni, Il ramo d’oro, Pordenonelegge, Nuovi Argomenti, La clessidra ecc.) e inserite nell’antologia di Mario Santagostini I poeti di vent’anni (Stampa, Varese 2000). È autore della raccolta in versi Mattinata larga (Lietocolle, Faloppio 2002). Ha vinto il Premio Nazionale di Poesia Città di Meda 2002 e il Premio Amici di Milano 2002. È stato antologizzato per Mondadori nella Nuovissima poesia italiana a cura di Cucchi e Riccardi. Recentemente ha vinto il Premio biennale Cetonaverde Poesia. Traduce dallo spagnolo e scrive d’arte. Collabora come critico a Gazzetta di Parma, Almanacco dello Specchio, Nuovi Argomenti, Caffè Michelangiolo, La Provincia, Juliet Art e Almanacco del Ramo d’Oro.


Poetica

Il clima lombardo ha sicuramente influito sulle prime letture di poesia contemporanea, ma ho sempre percorso una linea autonoma. Ho lavorato sul linguaggio perché intuivo che non potesse più rovesciarsi sulla realtà, sul parlato, sul quotidiano. La lingua che è stata genuina nel dopoguerra è oggi un prodotto pret-a-porter, è una lingua tampone. La poesia dovrebbe puntare distinguersi, differenziarsi, essere sì onesta, ma anche nobile, nei modi e nei timbri di una pronuncia plausibile e rilassata. Non ne possiamo più della querelle tra forma chiusa e forma aperta: è il pensiero che deve essere aperto, anzi, divaricato. Siamo stanchi della poesia che non dice niente, dei vuoti gingilli dell'estetica e dell'ideologia, cerchiamo di nuovo il guizzo, l'ingegno, le idee.


'Afinidades'

Andrea Zanzotto
Milo De Angelis
Silvia Caratti
Massimo Dagnino


Menzionato da

Maurizio Cucchi
Mario Santagostini
Antonio Riccardi