giovedì 29 novembre 2007

Annelisa Addolorato Bertuzzi















(Foto di Annelisa Addolorato)


Ideatrice della versione italiana di AFINIDADESAFECTIVAS/ELECTIVAS


Poesie


Rebus

Appare la parola
che emana enigmi dalla bocca

Pulendo i misteri
con l’acqua del desiderio,
rimangono linee di sorriso

Dalla soffitta al mare, fino al palazzo dell’eroe

Il cammino che gli toccó in sorte
è di roccía,
Sabbia e cambiamenti di pietra preziosa

Ago che ricama il silenzio
E non fa male - E non fa male
Il cielo non crolla piu’

Là si trova il seme
In un oceano che rifluisce
tra ragnatele di colore cangiante
e luci di albe future

Il sorriso che doma le onde
Tra molinelli
e vortici incrociati
Tremando

Il passo fermo di una passione inflessibile
Le braccia incrociate - Lo sguardo chiuso

E s’intravede un fiume senza salti
che corre - calmo - dentro di lui

Impenetrabile e dura perfezione

La chiaroveggenza è un dono
non sempre facile da portare:
come un vestito troppo elegante,
si sgualcisce, irrimediabilmente,
e tra sue pieghe
- difficili da tendere -
si affacciano gli imprevisti

E non c’è alcuna ferita, in questo nuovo mondo
senza riposo,
senza scendere dall’altalena
Palpita la pioggia in silenzio fertile.


Acertijo

Aparece la palabra
que suelta enigmas por la boca

Limpiando los misterios
con el agua del deseo
quedan líneas de sonrisa

Del solar al mar, hacia el palacio del héroe

El camino que le tocó en suerte tiene roca,
arena y cambios de piedra preciosa.

Aguja que borda el silencio
Y no duele - Y no duele
Ya no colapsa el cielo

Allí está la semilla
En un océano que fluye
entre telarañas de color cambiante
y luces de albas venideras

La sonrisa que somete las olas
entre remolinos
y vorágines entrecruzadas
Estremeciéndose

El paso firme de una pasión inflexible
Los brazos cruzados - La mirada cerrada

Y se vislumbra un río sin saltos
que corre - calmo - dentro de él

Impenetrable y dura perfección

La clarividencia es un don
no siempre fácil de llevar:
como un traje demasiado elegante,
se arruga, irremediablemente,
y entre sus pliegues
- difíciles de tender -
acechan imprevistos.

Y no hay herida, en este nuevo mundo
sin descanso,
sin bajar del columpio

Late la lluvia en silencio fértil.


Dalla silloge inedita En el signo de Yemayá
Poesia bilingue pubblicata nell'antologia Agua, símbolo, poesía (antologia (Ed. Slovento/Café Libertad8, Madrid 2006).

*

Barche rosse

“But our lot crawls between dry ribs
To keep our metaphysics warm.” (T.S. Eliot)


Riconoscere
il tempo spostato
non è da tutti

perché
nuotiamo
nei suoi filtri
di pece

e ci perdiamo
nelle sue ferite
meccaniche

sentieri
impervi e
coltri di fumo

La fretta meschina e
il vento del successo

- Ma ascoltare
non è mai
mancanza d’amore -

Devo ripetere
e ripercorrere
ogni parola

prima di dimenticarla del tutto

E con essa
la fragranza
del canto
lento

Coordinare
tutte le frontiere
perché si sciolgano
contemporaneamente.



Barcos rojos

Casi nadie
reconoce
el tiempo
desplazado

pues nadamos
en sus filtros
en la pez

y nos perdemos
en su heridas
mecánicas

vericuetos
senderos y
cobijas de humo

La prisa mezquina
y la brisa del éxito

- Mas escuchar
nunca es
falta de amor -

Hay que repetir
y recorrer
cada palabra

antes de que se me olvide del todo

Y con ella
la fragancia
del canto
lento

Coordinar
toda frontera
para que se derrita
a la vez.


(Poesia bilingue pubblicata in La voz y la escritura, Sial-Ateneo de Madrid, Madrid 2006. Dalla silloge inedita Salto doble)

Bio-bibliografia
Vedi in 'profilo'

Poetica
I
Il filo del pensiero e del respiro che si incontrano. Si frequentano senza fine diverso dall'emissione della voce, della traccia umana e mutante. Anche sulla carta, o intagliato nella nebbia, respiro che prende forma sulla sabbia, nel silicio, sugli schermi, negli intersizi rugiadosi e nei solchi dei pixels. Sinapsi del messaggio che plasma il messaggero.

II
Si scolpiscono strada facendo, una nell’altra, una dietro l’altra, una sull’altra. Parole che rotolano via o si accasciano al suolo dopo una corsa evanescente, lasciando orme sul soffitto in movimento. Rimangono incastrate sugli schermi e negli specchi, oppure tra le sinapsi del tempo. Il tempio dei nostri muscoli le ascolta e a volte tenta di dimenticarle, come scolorite sindromi dell’attimo. E invece sgorgano dalla memoria. Detriti pre-post-infra-umani e letture di ogni tipo, era e formato le nutrono. Si inerpicano sui rami multidimensionali del foglio-mondo. Accogliamo le loro evoluzioni come doni trasparenti di un essere finalmente evoluto al punto da riconoscere la propria identità nel gioco comunitario: “Bisbigliate e gridate, nel nome della poesia!”. Inconfessata preghiera, concessione dell’essere presente a se stesso. Chiara goccia. Iride e scommessa sempre vinta, nel gesto di articolare il suono. “HpO2eSiAaAHHH”.


'Afinidades'-Lavori in corso...
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